Maura Potì
- 04/06/2013 10:00:00
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Che bella! Cè tanto in questa poesia, prima ancora del senso della morte e del ricordo, cè il senso della vita, laccettazione di unesistenza "normale", che non sia necessariamente "straordinaria" perché le si riconosca il suo valore. Mi piace tanto questa strofa, ed è lì che trovo il senso profondo di questa tua: "poi non è detto che si nasca tutti artisti. Lo si desidera come s-fiata un cuore matto,come fiuta un naso lungo". Queste sono immagini straordinarie. Ciao Loredana
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Emilio Capaccio
- 03/06/2013 22:04:00
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“ soffia via come schiaffo inaspettato. vien voglia di essere niente.
tornerà alle radici come cerca la terra una pianta storta mentre s’alza. ”
Lo schiaffo arriva sempre quando noi pensiamo di non essere pronti a sopportarlo. Ci curva alla terra e rammenta all’Uomo che la Morte appartiene solo ai vivi, a chi resta. I morti morendo ce la consegnano, se ne liberano, perché essi ormai resteranno in eterno immuni alla morte. La morte è solo la preoccupazione di chi ama, lavora, concepisce; di chi va al cimitero la domenica, di chi prega prima di addormentarsi, di chi si confessa, di chi va a messa, di chi ha paura. Shakespeare diceva: “ se dovrò morire oggi non dovrò farlo l’anno prossimo.”
“ poi non è detto che si nasca tutti artisti. lo si desidera come s-fiata un cuore matto, come fiuta un naso lungo.
ritratto di donna sparita. ”
Certo, nascere artisti e morire da artisti come Little Tony o Franca Rame può anche aiutare a non lenire il ricordo: ci saranno persone, molte persone, che ricorderanno di loro, di quello che hanno cantato, di quello che hanno recitato, forse anche per centinaia di anni, ma la Morte non è poi così mondana come la si crede, inoltre, non riconosce meriti alle sue vittime; alla Morte piace “sorprendere”, piace far parlare di se, è un’inguaribile eccentrica, e anche qualunquista. Il problema che susciti, però, è estremamente serio: è la questione del “ricordo”, l’orrore di vivere invano e di essere definitivamente dimenticati come se non fossimo mai esistiti. Di sicuro gli artisti, e tutta la schiera dei personaggi illustri che hanno saputo rendersi noti per meriti o grandiosi demeriti, sono più avvantaggiati di noi, per il ricordo collettivo, ma anche noi abbiamo i nostri piccoli escamotage per essere ricordati a lungo dai nostri discendenti: fino a quando esisterà una vecchia fotografia ingiallita in un vecchio cassettone intamorlito stai pur certa che qualcuno ha avuto cura e attenzione della nostra memoria, ha saputo nutrire la longevità del nostro ricordo.
“ ora parlate bene di me. ”
In questo solo, ultimo, verso si racchiude l’essenza della tua poesia: “parlate bene di me (che sono morto/a”). Perché? Che importanza potrebbe avere se si è morti? L’importanza ce l’ha, si, perché l’uomo vivo, benché immaginandosi defunto, non riesce a concepire un distacco netto ed eterno con la vita dei vivi sulla terra e questo perché pensa imprescindibilmente da “vivo”. Inoltre, in quanto essere vivente l’uomo ha una etica, una morale, che sono alla base del suo paradigma di pensiero, un pensiero che vorrebbe in eterno che gli altri parlassero bene di sé e sentirsi gratificati in qualche modo, avere per lo meno questa piccolo riconoscimento a fronte di una ineguagliabile perdita rappresentata dalla propria vita.
Ciao Loredana
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